Affronteremo alcune riflessioni sul perchè è meglio una finestra in pvc, e sul desiderio di tutelare i serramenti di qualità italiana. Le risposte le ha fornite il responsabile ANFIT Emiliano Bonini al nostro partner Maico.Che cos’è l’ANFIT? Associazione nazionale per la tutela della finestra Made in Itali senza scopo di lucro. Si occupa di tutelare il mercato italiano della filiera di produzione dei serramenti, nel rispetto delle normative vigenti (marcature CE) e dei controlli e verifiche di qualità imposte da quest’ultimo. Possono aderirvi i costruttori di serramenti, di componenti e prodotti affini oppure complementari.
Riporteremo alcune delle principali domande estrapolate dall’intervista del giornale editoriale Maico “tecnogramma”, alle quali il tecnico ha saputo dare delle brevi ma chiare risposte, che rispecchiamo anche le nostre idee sui serramenti in pvc.
Ci dica i 3 più grandi vantaggi di una finestra in PVC?
“Primo le prestazioni, quindi il grande isolamento termico e acustico. Secondo, mi sento di lanciare una provocazione: la sostenibilità, soprattutto a fine vita della finestra. Come terzo direi – più che l’assenza di manutenzione perchè comunque i kit andrebbero usati per lubrificare i meccanismi, per la pulizia del profilo – l’ampissima proposta estetica.”
L’estetica è un vantaggio solitamente riconosciuto al legno. Cosa può fare una finestra in PVC sul piano estetico dove è considerata in difetto?
“Lo spunto ce lo dà proprio il legno, che è bello e culturalmente siamo abituati a vedere. Oggi tanti profili in PVC hanno la pellicola anche all’interno, quindi la finitura effetto legno è mantenuta anche nelle parti non a vista. Poi il PVC da spazio alla creatività: ci possono essere serramenti con stampe grafiche , finiture marezzate o puntinate, stampe digitali, effetti corten, pellicole materiche, applicazioni di terre naturali, pellami, tessiture…Infine aggiungo che, grazie all’evoluzione dei macchinari di ultima generazione, abbiamo raggiunto un grado di finitura nelle giunzioni a 45 gradi che fino a pochi anni fa era irraggiungibile e rappresentava un punto debole nell’estetica del serramento in PVC.
Una finestra in PVC è sostenibile?
“Esistono diversi studi, anche se sappiamo che i risultati avvantaggiano chi di volta in volta commissiona lo studio. A chi bisogna dare retta allora? Per esempio all’associazione tedesca VFF (Verband Fenster+Fassade, associazione dei produttori di finestre e facciate) che rappresenta i serramentisti di tutti i materiali e che quindi riteniamo attendibile, in quanto parte terza rispetto a possibili interessi di settore. Il VFF ha da poco ricevuto l’esito di uno studio commissionato dall’istituto tedesco IFT di Rosenheim sulla comparazione LCA ed EPD (Environmental Product Declatation, diciarazione ambientale di prodotto) tra alluminio, legno e PVC. Lo studio ha sancito l’impossibilità di definire la supremazia di un prodotto rispetto a un altro dal punto di vista della sostenibilità, in quanto sono incomparabili. Questa tesi è stata avvalorata anche da verifiche eseguite dall’Enea in Italia. Comunque, il tema della sostenibilità è sempre più importante per i progettisti e, su parametri come la durabilità e la possibilità di riciclare il materiale, il PVC ha ottime carte da giocarsi.”
Le vecchie finestre in PVC che fine fanno? Ci sono centri di riciclaggio adeguati oggi in Italia?
“I produttori di finestre in PVC già riciclano interamente gli scarti di produzione per dare vita a nuovi prodotti. Ci sono aziende che ritirano sia gli scarti di lavorazione, sia le vecchie finestre smontate. Esistono poi centri europei che recuperano totalmente il PVC dai vecchi infissi perchè per il comparto rappresentano un’importante fonte di approvvigionamento di materia prima.”
Nel settore del PVC c’è la concorrenza aggressiva degli infissi che arrivano dall’estero. Cosa consigliate ai vostri iscritti per difendersi?
“La concorrenza c’è ed è proprio per questo che è nata Anfit, per tutelare il serramento prodotto in Italia. Per rimarcare la differenza con quello estero, i nostri soci adottano un protocollo volontario (marchi “Quality Anfit”) che li obbliga a fare una serie di verifiche che non sarebbero obbligatorie per la marcatura CE. Per esempio chiediamo ai nostri associati di verificare le prestazioni aria, acqua, vento secondo le prescrizioni della UNI 11173, normativa nazionale che ne definisce le caratteristiche di tenuta minime a seconda di dove viene installato il serramento; non accettiamo la dicitura N.P.D. (nessuna prestazione determinata). Richiediamo inoltre di verificare la statica, la sicurezza vetraria, la resistenza alla rottura dell’angolo di saldatura, la non radioattività dei rinforzi metallici…Per le verifiche prestazionali, i nostri associati utilizzano software validati da ente terzo, che fra l’altro garantiscono l’uniformità delle prestazioni fra tutti da nord a sud Italia. E pretendiamo la classe “S” indica la capacità di resistere a un clima “Severo” com’è quello italiano secondo la UNI EN 12608. I profili che arrivano dalla Polonia o dalla Romania, invece, potrebbero essere in classe “M”, clima “Moderato”, ovvero realizzati in una mescola meno costosa perchè le basta resistere a un irraggiamento UV minore.”
Questo “lavoro aggiuntivo” viene percepito dai clienti finali? Sono disposti a pagare di più rispetto a una finestra straniera?
“Secondo noi vale la stessa logica dell’alimentare: se il consumatore desidera comparare la frutta spagnola perchè costa tre volte meno di quella nazionale è liberissimo di farlo, ma deve sapere con certezza da dove proviene; personalmente non comprerei arance o fragole spagnole al posto di quelle coltivate in Sicilia o in Emilia per una questione di gusto e qualità, oltre che di nazionalismo. Crediamo che un’etichetta di prodotto per il consumatore leggibile facilmente grazie a indicatori semplici come quelli visti per esempio sugli elettrodomestici possa aiutarlo a percepire anche questa qualità in più. ”
Avete avviato un progetto su un “label di posa”. Qual’è l’obiettivo?
” L’obbiettivo è arrivare a stabilire che un serramento in una determinata classe energetica mantiene quella prestazione anche dopo la posa. Mentre l’elettrodomestico mi dà una prestazione certa, per il serramento non è così: un serramento molto buono posato male non ha più la prestazione dichiarata. Quindi noi puntiamo non solo a far venir voglia al consumatore di acquistare un prodotto prestazionale, ma vogliamo anche sensibilizzarlo sulla sua corretta posa in opera. Stiamo collaborando con il Consorzio LegnoLegno per far evolvere il loro precedente progetto PO-SI 01, con una verifica in cantiere e la classificazione della posa effettuata. Vogliamo arrivare al punto in cui il consumatore va nella rivendita, compra un serramento A++ e lo chiede posato in modo che mantenga l’A++. Questo sarebbe uno strumento commerciale che allargherebbe molto la forbice rispetto ai prodotti di importazione.”